martedì 7 aprile 2009

Malinteso in un piccolo comune del Sud


«Buongiorno assessore».
«Buongiorno un corno».
«Che succede, assessore? Qualcosa che non va?»
«Può dirlo forte, assistente. Può dirlo forte. Le elezioni comunali sono alle porte, i sondaggi preannunciano un bagno di sangue, il sindaco mi vuole morto e se non vengo rieletto le rate della macchina mi strozzano peggio di un cravattaio. E niente rate niente macchina, e niente macchina niente moglie, con tutte le spiacevoli conseguenze che questo può comportare».
«Una brutta situazione».
«Una situazione di merda, e mi scusi il linguaggio, assistente. Qua bisogna trovare una soluzione».
«Per cosa? Per il sindaco, per la macchina o per la moglie?»
«Ma quale macchina? Ma cosa dice? Una soluzione per rivincere le elezioni, è ovvio. La gente è furiosa, tra un po’ darà fuoco al Comune. Sono tutti incazzati neri, e hanno ragione. E lei lo sa perché?»
«Perché, signor assessore?»
«Già, che ne sa lei? Lei non sa mai nulla. Sono incazzati perché si sentono insicuri, e invece vogliono sentirsi sicuri. La gente vuole esser sicura. Ripeta con me. La gente vuole essere sicura. Si-cu-ra. Come vuole essere la gente?»
«Si-cu-ra».
«Esattamente».
«E come facciamo a farla sentire sicura?»
«Ecco la domanda. Bisogna eliminare tutti gli elementi di insicurezza. Eliminarli una volta per tutte. Eliminate le insicurezze, il sindaco viene rieletto, io vengo rieletto, lei viene confermato, e le mie rate si pagano da sole. Chiaro, no?»
«Chiarissimo. Ma quali sono queste insicurezze?»
«È qui chi si vede chi è il politico e chi è l’assistente. Ecco la domanda, ripeto. Ma ecco anche la risposta. Basta leggere i giornali. Tutti i giorni, in tutti i comuni del Sud. Emergenza continua. Un pericolo che scorazza per le nostre città, incontrollabile. Sono sempre più numerosi. Sporchi, cattivi, puzzolenti. Se ne stanno agli angoli della strada a elemosinare un pezzo di cibo. E se non glielo dai, ti attaccano. Troppe tragedie. Troppi morti. Troppo sangue italiano versato per la loro inumana ferocia. È ora di finirla».
«In tanti ci hanno provato, signor assessore».
«In tanti ci hanno provato ma io ci riuscirò».
«E come farà, assessore?»
«Sarò più radicale di tutti. Pulizia spietata. Tutti si lasciano fermare dal buonismo, tutti a dire poverini, e la pietà cristiana, e gli occhioni dei piccoli, e bla bla. Io non mi lascerò condizionare da queste debolezze».
«E cosa farà, assessore? Una volta che si trovano sul territorio, non è facile spostarli. Non è facile neanche trovarli, in realtà. E mica possiamo ammazzarli».
«E chi l’ha detto?»
«Assessore!»
«Non si scandalizzi, assistente. Non mi dica che anche lei è una di quelle femminucce che si fermano davanti a un po’ di sangue. Non mi dica che anche lei si commuove per gli occhioni dei piccoli».
«Ma… Non è possibile… non ce lo permetteranno mai.. succederà un casino…».
«La prego di moderare il linguaggio, assistente».
«Mi pare che sarebbe meglio se lei moderasse le proposte. Ha in mente una strage».
«Certo, e lo confermo. Sterminio assoluto. Appena ne vediamo uno per strada, bum! Una bella fucilata. E avanti il prossimo».
«Ma non pensa alle reazioni dei cattolici, delle associazioni, del mondo della politica, di chiunque?»
«Non scherziamo, assistente. Tutti in realtà vogliono farlo. Basta non cedere alle prime pressioni, poi pian piano si convinceranno tutti».
«A me sembra una cosa disumana».
«Lo so, non è facile. Ma io conto su di lei. Anzi, dovrebbe essere proprio lei a dare il buon esempio».
«Vuole che prenda lo schioppo e scenda per strada a fare una carneficina?»
«Perché no?»
«Ma assessore, lei è pazzo».
«Moderi il linguaggio, glielo ripeto. E mi creda, tutti mi appoggeranno alla fine. Tra un mese non ce ne sarà più nessuno libero per strada, e vedremo allora chi riderà».
«Ma alcuni italiani amano…».
«Cazzate, e perdoni la mia scurrilità. Nessuno vuole ammazzare quelli che hanno una cuccia e un padrone. Saranno gli altri a fare una brutta fine».
«Una cuccia e un padrone? Ma come parla? Non le sembra di esagerare?»
«Perché?»
«Vorrà dire una casa e un datore di lavoro»
«Ma cosa dice?»
«Ma cosa dice lei, signor assessore. Il suo linguaggio è inaccettabile. Sembra che stia parlando di bestie, e non di esseri umani».
«Ma io sto parlando di bestie».
«Qua l’unica vera bestia è lei!»
«Stia attento, assistente, io la sbatto fuori di qui a calci. Ma quale datore di lavoro? Ma cosa sta dicendo?»
«Anche se sono immigrati, non dormono in cucce, e non hanno padroni. Sono pur sempre esseri umani».
«Esseri umani? Immigrati? Non la seguo, assistente».
«Ora non faccia il finto tonto, assessore. Ha appena proposto una pulizia etnica».
«Veramente io mi riferivo ai randagi che attaccano i bambini»,
«I randagi?»
«Sì, non li legge i giuornali? Due casi solo a marzo».
«Ah».
«Già».
«C’è stato un piccolo malinteso, assessore. Le porgo le mie scuse».
«Non si preoccupi, assistente. Forse anch’io sarei dovuto essere più esplicito, certo che qui tra cani, neri, cinesi, tasse e federalismo, non ci si capisce più niente».
«Ha proprio ragione, assessore. Allora procediamo con lo sterminio dei cani?»
«Certamente».
«E gli immigrati?»
«Ci penseremo poi».
Sandro

2 commenti:

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  2. incredibile ci ero cascata...bravo sandro i cani come li immigrati, bel suggerimento per lalega

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