
Stava per l’appunto pronunciando queste parole, davanti ai giornalisti sinceramente ammirati, quando il Ministro divenne improvvisamente verde. La moglie ventiquattrenne urlò. Il ministro faceva fatica a respirare. I dieci cronisti si guardarono, senza sapere che fare. Era uno scoop eccezionale. Mai nessun Ministro era divenuto verde prima.
“Sapete…”
La voce del Ministro era diventata un flebile lamento. Accadeva tutto molto in fretta. Era diventato perfettamente verde, il colore dei piselli in scatola. Mandava anche un cattivo odore. Sembrava un kiwi in avanzato stato di decomposizione. I giornalisti gli si strinsero attorno. Nove su dieci volevano essere utili, salvarlo in qualche modo. Il decimo scriveva furiosamente, poiché dalla sua penna dipendeva l’articolo di tutta l’industria dell’informazione italiana, e quindi della storia.
Sul suo taccuino aveva scritto |–saluti camorra- difficoltà respiratorie- colore verde- puzza in modo terrificante- farfuglia qualcosa, ma non si capisce-| quando il Ministro tirò un lungo sospiro. Divenne ancora più verde. Tutti erano molto attenti a quello che avrebbe detto.
“Sareste così gentili…”.
Non riuscì a finire la frase. La situazione si faceva quasi ridicola. Il Ministro aveva gli occhi fuori dalle orbite. La cravatta era sul punto di esplodere. Più in generale, tutto il suo corpo sembrava un enorme brufolo pressato da due gigantesche, per quanto invisibili, dita adolescenziali. Raccolse le ultime forze. Prese gli ultimi soffi di fiato. Spalancò i suoi polmoni, e gridò:
“C’è un cesso su questo cazzo di aereo?”
Lo portarono di corsa verso il bagno extra lusso dell’Air Force Italia. Fecero appena in tempo a levargli pantaloni e mutande, e a buttarlo sulla tazza. Il bagno era un vero capolavoro di minimalismo e funzionalismo, era costato un patrimonio alle già provate casse dello Stato, e i contribuenti dovevano fare grande fatica per poterselo permettere. Fu sicuramente un grave peccato sporcare quel bagno così lindo con tutto quello che uscì dal corpo del Ministro.
|-Non riesce a parlare- volgarità indegne di un uomo di Stato- corsa al bagno- quasi completamente nudo- terribile attacco di diarrea- aria irrespirabile- rumori ben poco degni di un’importante carica istituzionale-| è quanto scrisse il solerte giornalista sul suo taccuino. Di rumori imbarazzanti ne giunsero molti, da dietro la porta dell’elegante bagno. L’impianto di aerazione faceva del suo meglio, ma non riusciva a controbattere a quell’odore totale, nauseabondo, che impregnava i nasi e i vestiti e i cervelli. Il Ministro non uscì mai più da quel bagno.
Dopo un po’ i rumori cessarono. Scese un pesante silenzio. Qualche giornalista andò a bussare. La moglie provò a chiamarlo, ma finì per sbaglio per fare sesso con un avvenente steward, troppo sconvolta, evidentemente, per controllare i suoi istinti. Del Ministro non si sentì più nessuna voce. All’atterraggio a Roma, un’ora dopo, la porta del bagno era ancora ben chiusa. Alla fine arrivarono i Tutori dello Status Quo, con volanti e divise lucide e manganelli, e fecero irruzione. Buttarono giù la porta a spallate. Il Ministro era ancora seduto sulla tazza. Aveva un’espressione di totale dolore, e di schifo, e a ragione, considerata l’aria che c’era ancora lì dentro. Il Ministro era immobile, smagrito, la pelle gli cadeva come uno straccio sporco sulle ossa. Completamente prosciugato. Come se le due enormi, per quanto invisibili, dita adolescenziali lo avessero spremuto una volta per tutte. Il Ministro dei Rapporti con la criminalità organizzata era morto.
Sandro
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