lunedì 27 aprile 2009

Antipolitica/terza parte


Grande scalpore riscosse la notizia in tutta Italia. I giornali erano in fibrillazione, nei bar e nei luoghi di lavoro non si parlava d’altro, tutte le città erano un unico indistinto mormorio, urlo, ragionamento e discussione, tutto su un singolo e solo argomento. Un Ministro della Repubblica, e uno dei più importanti per giunta, morto di colpo, di diarrea. Prosciugato dall’interno, dal proprio stesso intestino. Sotto gli occhi, e purtroppo anche sotto l’olfatto, di dieci tra i più autorevoli giornalisti dell’editoria nazionale. Gli appunti presi dallo sfortunato sorteggiato, debitamente controllati e adattati alle esigenze delle varie linee dei quotidiani, fecero il giro della penisola, dell’Europa e del mondo.
La Voce del Fazioso ipotizzò che si trattasse di una squallida iniziativa terroristica: per modalità ed efferatezza, si scorgeva chiara la mano del fondamentalismo islamico, con qualche evidente infiltrazione brigatista. “Le brigate rosse non sono mai morte nel nostro Paese” ebbe a dire il sempre vigile Ministro per il Conformismo pubblico, “esse sono come un cancro sempre rinnovantesi nel tessuto più sano della società. Il pericolo è in agguato”. Ripeteva la stessa dichiarazione ogni primo venerdì del mese, da sei anni, e non avrebbe di conseguenza ottenuto tanto rilievo, se questa volta non fosse stata letta in relazione al luttuoso avvenimento, con grande gioia dei fedelissimi del Ministro, che per giorni interi andarono sbandierando l’acume politico del loro capo, dichiarazioni alla mano.
Il Corriere della pronta e prona informazione uscì con uno speciale di dieci pagine, a colori, sulla vita e le opere del defunto Ministro, ipotizzando che la causa di tutto fosse una bottiglietta di acqua santa, religiosamente scolata dallo sventurato, e diabolicamente contraffatta dal destino o da qualche malintenzionato. In un toccante editoriale, il direttore del Corriere paragonò il morto a un santo dei nostri giorni, ne propose la beatificazione, e non esitò a dire che un tale esempio di rettitudine meritava la speciale onorificenza di Martire dello Stato.
La Gazzetta Falsa e tendenziosa disse che finché non si rimuovevano le cause del malessere sociale, nulla poteva cambiare realmente: frase che sembrò a tutti molto giusta e profonda, e che la vedova estone usò prontamente il giorno del funerale. Sarebbe probabilmente entrata nell’opinione comune, se dopo la funzione religiosa un giornalista curioso, evidentemente inesperto del suo delicato mestiere, non avesse chiesto alla vedova cosa intendesse dire con quella frase così toccante, e la vedova estone non avesse risposta con il più sincero dei boh, prima di allontanarsi con somma discrezione in compagnia di uno dei becchini.
Il Rivoluzionario mansueto e velleitario, infine, disse subito che il Ministro aveva avuto esattamente quanto si meritava, e che la sua fine era simbolica della fine che aspettava tutto il sistema politico: ucciso dalla propria stessa merda. Disse che era molto giusto che il morto fosse trapassato tra atroci dolori e nauseanti puzze. Disse, in un lungo servizio di divulgazione storica, che lo stomaco del Che Guevara, al contrario di quello del porco finalmente scannato, era regolare come un orologio. Il Che andava di corpo una volta al giorno, immancabilmente, ogni tanto anche due, e mai nelle sue deiezioni si era ravvisata la mollezza tipica dei politicanti di oggi. La sua austera regolarità, mens sana in sano ano, non era stata incrinata neanche dal duro regime della vita di guerriglia, nemmeno dalle impervie marce sulla Sierra Maestra, dove il Che si era nutrito per nove settimane di sole banane, limoni e acqua di palude, senza riscontrare nemmeno un episodio di stitichezza.
Sandro

1 commento:

  1. geniali i nomi delle testate...Linguaggio ironico e grottesco...sei un fottuto genio sandro

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