
Decide di accendersi una sigaretta. E sì che non ha mai fumato. Ma è bello il gesto, la mano sinistra che sfiora la bocca, le labbra che si muovono per accogliere quell’oggetto lungo e rotondo, il pollice destro che sfrega la rotella dell’accendino. Solo che l’accendino non funziona. Vinicio lo scaglia con forza a terra, gli tira un calcio, l’accendino si infila sotto l’armadio, al sicuro da altre ritorsioni. Va a farsi un caffè in cucina, la casa è incredibilmente silenziosa, gli inquilini sono usciti tutti, chi a lavorare chi a studiare, nel palazzo nessuno ascolta musica o sposta mobili, se non fosse per il frigo si potrebbe pensare che non ci sia vita nell’universo, che il mondo si sia improvvisamente rotto. Il caffè è finito. Ed è inevitabile, dato che tutti lo bevono e nessuno lo compra. Vinicio bestemmia piano, con metodo. Raccoglie gli ultimi granelli del barattolo, li preme nel filtro, passa il dito sul vetro del contenitore per raccogliere le ultime particelle nere di polvere, ma è ridicolo, la caffettiera è ancora vuota, non ce n’è nemmeno per farsi una mezza tazzina. A fatica riesce a ricacciare l’impulso di scaraventare il barattolo fuori dalla finestra.
Prima prova della giornata. Che fare adesso? Fare la doccia, vestirsi. Uscire, andare a comprare qualcosa. Accendere la tv, andare al cesso. Fumarsi un’altra sigaretta. Ammazzare qualcuno. Andare a ricercare Chiara, magari picchiarla, investirla con la macchina. Oppure accendere il computer, controllare la posta. Torna in camera, rassegnato. Si siede davanti al Pc, preme con forza il tasto dell’accensione. Il computer ronza in modo poco rassicurante, diventa nero poi blu poi grigio, ogni giorno che passa ci mette sempre di più a caricare la schermata iniziale ma poi alla fine ecco, il jingle rassicurante di windows, la luce bianca e imperturbabile di google. La posta elettronica. È come un film porno, come un nuovo amore: ogni volta speri di trovarci qualcosa di nuovo ed eccitante, novità imprevedibili, e invece ci trovi sempre e solo le solite cose, ripetute all’infinito, ogni tanto riverniciate e spacciate per novità. Anche oggi. Pubblicità, inviti. Un sito che promette di trovare un posto di lavoro a chiunque si iscriva e immetta i suoi dati lo sta riempiendo di mail, offrendogli occupazioni sempre più improbabili. E sì che lui ha selezionato con estrema cura le qualifiche e le richieste. Giovane, laureato in lettere, cerca lavoro in redazioni, giornali, riviste, editoria in genere. E invece gli propongono di andare a fare il cuoco alle Bahamas o di pulire i cessi in Calabria. Anche oggi stessa storia. Telefonista a Cuneo, meglio se diplomata. Ma lui odia il telefono. E non ha nessuna intenzione di andare a Cuneo. E tra l’altro lui, incidentalmente, non è affatto una donna, e anzi da un po’ di tempo le donne le odia e le disprezza con furore crescente. Altre due mail. “Allunga il tuo pene. Prestazioni indimenticabili”, c’è scritto. Ma le sue prestazioni indimenticabili sono già state dimenticate, a quanto pare. L’altra mail lo invita ad andare praticamente gratis in Sudafrica, una vacanza da sogno per due persone, per due settimane, con due comodi clic si prenota tutto. Due, due, due. Il mondo sembra ragionare in coppia. E quando l’uomo ha inventato un altro mondo, un altro sistema di ragionare e di fare le cose, che cosa ha tirato fuori dal cilindro? Come ha organizzato il tutto? Un sistema binario. E ti pareva. È che proprio non gli entra in testa, all’umanità: infinite possibilità di organizzarsi, di plasmare il mondo e gli uomini, eppure non se ne esce. Sistemi binari ovunque. Uomo e donna, non si scappa, uno e due. E il bello è che Vinicio se l’era pure trovata una donna, l’uno che completava il suo zero e metteva in moto il sistema binario. Chiara, amica dell’università, compagna di letture, di letto, di libri e di bicchieri di vino. Tutto perfetto fino alla laurea. Il giorno più importante, genitori commossi, Chiara in lacrime, regali e pacche sulle spalle. E poi Vinicio che cerca lavoro, che lo trova, che lo perde. Si rifiuta di prendere una sola lira dai suoi, si sente grande e pronto per il mondo, controlla il conto, i soldi sono pochi, l’affitto è alto, i lavori saltuari. Lo studio chiude, un piccolo spazio privato in cui gli davano mille euro, qualche risata e molte ore di lavoro. Chiuso lo studio, il conto si assottiglia, volantinaggi e babysitteraggi. E in tutto questo l’amore di Chiara che dimagrisce in perfetto sincrono con il conto, niente più cene, niente più concerti, niente più vacanze di tre giorni a Berlino come quando pagava papà. Ma lei diceva che gli sarebbe stata accanto sempre e comunque: “ricordati le mie parole, qualunque cosa succeda, se diventerai un barbone o un miliardario, per me non cambierà mai nulla, sarai sempre mio, sarò sempre tua”. Lui se l’è ricordate le sue parole, se le ricorda pure adesso. Lei invece se l’è scordata in un paio di mesi. L’idea di tirare la cinghia non la fa impazzire, evidentemente. Gli ha chiesto di accompagnarla a un festival di cinema a Bologna. Lui ha controllato il conto e ha detto che non poteva. Gli ha proposto di andare in settimana bianca con amici. Lui ha controllato il conto e ha detto che non poteva. Gli ha ricordato che il giorno del loro anniversario era vicino, forse era il caso di prenotare in un bel ristorantino, lui ha dato un’occhiata al conto e ha concluso che forse era meglio una pizzeria. E a quel punto lei si è ricordata di un loro amico, Gianni, da sempre innamorato di lei, da sempre figlio di un padre ricchissimo. Adesso stanno insieme da due mesi. E sono felici, a quanto si dice. Vinicio controlla il conto e conclude che non c’è proprio nulla di cui essere felici. Si accende una sigaretta. La terza. Non male, per uno che non fuma e non può nemmeno permetterselo. In quell’istante sente un terribile rumore dal Pc. Come se un sassolino stesse rotolando tra i circuiti e cadesse pian piano sul fondo dello schermo. Alza gli occhi sul monitor. Nero. Vinicio respira a fondo. Eccolo il secondo, gigantesco “che fare” della giornata. Prova a premere il tasto dell’accensione. Niente. Riprova. Niente. È finito pure il suono. È finito tutto. Il computer è andato. La sigaretta si è spenta. Ma l’accendino non c’è, è ancora sotto l’armadio, e i cerini sono finiti. Morde con troppa forza il filtro dell’accendino. La carta si rompe, il tabacco si rovescia su tutta la scrivania. Un bel casino. Vinicio sente qualcosa che gli risale dallo stomaco, gli passeggia su per il tubo digerente, gli si rovescia in gola, lo costringe a spalancare la bocca, lo spinge a urlare. La rabbia. Così forte che invade ogni spazio, riempie e calma il suo animo, si sostituisce a tutti gli altri sentimenti, si fa perfetta. E all’improvviso Vinicio capisce tutto. La verità lo assale con una chiarezza quasi imbarazzante, con una evidenza assoluta. E finalmente sa, comprende che tutto fa parte di un piano unico, che tutto si regge insieme, che ogni cosa è conseguenza e causa di un’altra. A cominciare dal suo nome, Vinicio Ignazio Lentini, così esageratamente lungo e spocchioso, così inadatto a lui. E poi il suo computer, i soldi buttati nel cesso, il datore di lavoro che assorbe un altro studio, ristruttura l’organico, come dice lui, e ti ritrovi in mezzo alla strada, Chiara che promette amore eterno e si scopa un altro, le sigarette non fumate e il gas finito nell’accendino: niente è casuale. Ogni singolo anello costruisce una lunghissima catena, così lunga che non riesci a vederla, così lunga che non puoi neanche immaginarla, è quasi impossibile credere che esista. E invece la catena c’è, e pian piano ti si lega intorno al collo, e stringe. E Vinicio capisce che il suo obiettivo da oggi in poi non potrà essere che quello di liberare se stesso e magari gli altri dalla catena, da ogni singolo anello, dalla scia invisibile che si stringe ogni giorno di più.
E all’improvviso capisce che fare.
Sandro
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RispondiElimina"Morde con troppa forza il filtro dell’accendino..."
da quando in qua gli accendini hanno il filtro?
;)
gadano (amico lisa)
ebbravondruzzo!
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